Durante la notte il vento non ci da' requie, io Cristina ed Ahmet abbiamo una turnazione piuttosto pesante: ogni due ore uno di noi esce dalla tenda, indossa gli occhialoni e gli scarponi, ed armatosi di piccozza e pala, tenta di alleggerire lo strato di neve che vuole seppellirci. Nel frattempo gli altri due, premendo con la schiena sulla struttura cercano di restituirle quella forma che si apprezza quando il materiale è in esposizione nei migliori negozi di articoli sportivi.
La mattina del giorno seguente ci vede ancora impegnati nella stessa routine: durerà oltre le 36 ore. Inizio ad essere stufo, mi sento prigioniero di un meteo avverso ed implacabile: sono ad una quota non estrema ma le condizioni per il tentativo alla vetta non si realizzano. Il tempo scorre inesorabile, il cibo inizia ad essere una riflessione importante, l’umido all’interno degli abiti rende tutti nervosi.
Alle 1230 del 4 gennaio il vento inizia a diminuire, questa volta il cielo è coperto parzialmente dalle nubi: sarà l’annuncio o il termine di una perturbazione? Senza strumentazione è difficile comprenderlo, qui basta il vento per ridurre la visibilità.