QUINTA PUNTATA

Il cammino inizia in discesa verso una zona di laghi alpini e, seppur il suolo sia ancora umido d’acqua, già è più difficile sprofondare nella melma. La direzione di marcia è visibile sul suolo solo dove vedi molto fango, per il resto è appena accennata tra le pietre. Al quinto giorno di cammino ho sviluppato un’attenzione maggiore, quasi automatica, nell’osservare le orme dei piedi o quei piccoli segnali come un sasso spostato dalla sua sede, un arbusto tranciato. Discorso a parte sono i rifiuti, questo bellissimo paese è purtroppo, terribilmente sporco. Ogni rimasuglio di cibo, pezzo di carta, scatola di sigarette viene abbandonato in loco. Ho affrontato con forza il problema appena ho avuto la confidenza di parlarne con Denny, prima temevo di poter apparire offensivo. Gli ho chiarito quanto fosse per me importante un approccio green. Denny, come molti operatori free-lance, sta cercando di caratterizzare la Sua offerta per differenziarla dai servizi che altri soggetti possono dare. Tra pochi giorni potrete trovare un link al suo sito, ha mostrato di comprendere e cercherà di enfatizzare l’impegno che si è dato per mantenere una green papua.
Durante i giorni che son seguiti ha predisposto dei sacchetti di plastica per la raccolta dei rifiuti, venivano impacchettati alla mattina ed uniti poi al bagaglio, è una goccia per contrastare il mare dell’incuria, sicuramente un piccolo passo verso una giusta attenzione. Ogni giorno che passa diminuiscono le scorte alimentari ed i pesi dei carichi si riducono, seppelliamo parte del carico che prevediamo di non usare, lo recupereremo in discesa. Con Karel e Francois ci siamo dati impegno di non lasciare nulla che riporti il nostro passaggio, anche i miei nuovi compagni sono sensibili ed apprezzano questo tipo di approccio.
Alle 1100 della mattina affrontiamo il cross del New Zealand pass, alto severo ed all’ombra. Questo appare un dato irrilevante sennonché diventa importante quando calzi scivolosi stivali di gomma. Alla fine io e Karel tiriamo una fissa, sono solo 70 mt ma a garanzia di un migliore ancoraggio per i portatori. Dopo lo scavalco giungiamo finalmente in vista del cuore del Punka Jaya, la piramide Carstensz. Di piramidale non ha molto, assomiglia di più ad un massiccio di pietra sornione, in attesa delle prede da umiliare. Alla sua base poggiano tre meravigliosi laghetti, sapete di quel colore blu frutto del trascinamento e disfacimento del pietrisco. Nei paraggi cime bellissime con ripidi mozzafiato le fanno da rispettoso contorno. Scendiamo per facili roccette ed in altre 4 ore siamo al campo 6. Sarà il punto di partenza della nostra scalata, sarà rifugio accogliente al nostro ritorno ed è per ora il nostro punto di sosta. ciao