
Prima di parlarvi del secondo giorno di tour verso la vetta più alta della Turchia devo necessariamente soffermarmi sulla sgradevole esperienza notturna, questa modificherà sensibilmente i miei comportamenti ed anche i tempi di permanenza sulla montagna. Solo poche ore sotto la coperta, dopo aver ascoltato le lagne dei piccoli prima di addormentarsi e le sommesse voci, tipiche del bed time degli adulti, un desiderio fortissimo di correre in bagno si presenta: yoghurt con montone e forse acqua poco pulita hanno fatto il loro effetto. Per la prima volta nei tanti anni che vado in spedizione ho mal di pancia, corro all'esterno alla ricerca di un posto adeguato, teoricamente dovrebbe esserci un buco scelto ed utilizzato da tutti per la medesima funzione. Lo trovo e l'esperienza mi sconvolge, negli anni non è rimasto nulla del luogo "idoneo", solo una montagnola indica l'iniziale presenza del foro; sono anni che la stessa tribù pone l'accampamento estivo in questa conca; è solo la natura, per mezzo dei temporali e delle nevicate, che provvede durante l'inverno a ripulire ciò che gli uomini producono!
Mi sono domandato se fosse necessario condividere questa esperienza con Voi, ho deciso di farlo perchè già molte volte Vi ho raccontato quali sono le difficoltà del mio andar per monti e mondi lontani: non è la "severa battaglia per raggiunger la Vetta", lascio ad altri molto più esperti e competenti di me, questo tipo di racconto; le difficoltà stanno nel vivere e sopravvivere cercando la "normalità" alla quale il nostro corpo è abituato.
Dopo molte uscite notturne arriva finalmente l'alba.
Mi preparo per partire, accetto solo del té caldo per la giornata e, dopo saluti e ringraziamenti alla famiglia ospite, inizio il mio cammino verso il campo 2.
La salita è sempre su pietrame, ghiaioni lunghi ed alcuni passi in costa rocciosa. La giornata è ventosa, fredda e la visibilità è fantastica: Turchia, Armenia ed Iran sono visibili ai miei piedi, entrambi I paesi confinano con l'altopiano da cui si erge il Monte Ararat. Poche soste per bere, devo tenermi idratato a causa del problema notturno che continua ad infastidirmi. Il sentiero è ben segnalato dagli anni di permanenza dei pastori agli alpeggi; ogni tanto vengo superato da Curdi a cavallo che salgono controllando I loro averi, le bestie al pascolo.

Naturalmente salto il pranzo e così sarà per la cena e per i prossimi due giorni.
L'aria inizia a rarefarsi, passo I 4000 segnati dall'altimetro ed in un'altra oretta giungo ad un altro insediamento umano: il più elevato sulla montagna, siamo a circa 4200 mt.
Dopo I convenevoli di rito, gli ospiti di oggi sono parenti ed appartenenti alla stessa tribù di Rajas, vengo invitato nella iurta di famiglia. Anche questa serata sarà un arricchimento della mia vita girovaga. I Curdi cercheranno di raccontarmi la loro vita in montagna, l'alpeggio durante l'estate ed il "trasporto" di masserizie varie durante l'inverno; anche attraverso sentieri che varcano le frontiere vicine......
Sono orgogliosi di dirmi quanto sono uniti tra di loro: Turchi, Armeni, Iraniani, Iracheni e Siriani purchè Curdi!
Non hanno nulla secondo il nostro metro di paragone ma sono ricchi di un orgoglio e di una dignità che ho difficilmente incontrato nei 6 continenti.

Rifiuto la generosa offerta della cena, yoghurt e carne, carico la sveglia e mi addormento sognando il panorama dalla cima. Come ogni notte che precede una vetta alta prima di chiudere gli occhi mi chiedo se riuscirò fisicamente, sono sempre più anzianotto, se il meteo sarà favorevole, poco vento e poco freddo, se il ghiaccio sarà sicuro....................buona notte!