Ciao a tutti,
dopo parecchi giorni di silenzio eccomi a voi con nuove notizie e fotografie. Sono appena rientrato dalla regione del Caucaso, ho scalato il monte Elbrus, 5642 mt di materiale vulcanico. Al di sopra della quota di circa 5400mt è ancora possibile vedere tracce dei due vecchi crateri. La montagna è composta da due differenti panettoni e la cima ovest è di pochi metri più alta della est.
Perché sono andato in Russia per salire questa montagna? L a cima dell’Elbrus è riconosciuta come la vetta più alta del continente Europeo, ben 800mt più alta del Monte Bianco e molto più distante da casa nostra.
Cominciamo dall’inizio: un viaggio di oltre quattro mesi con interruzione lavorativa che parte il 1° aprile 2008 e si conclude in vetta il giorno 16 Luglio. Volo per Mosca e prosecuzione per la città di Mineral Vodj, siamo vicini al Mar Nero ed alla futura città delle Olimpiadi invernali Soccj. Il gruppo di Aprile è formato da fortissimi scalatori, riusciranno nell’impresa, e dal vostro affezionato outsider Stefano. Durante i primi giorni di salite di acclimatamento, Vi ricordate che cosa è dal resoconto dell'Everest? Si sale e si scende molte volte dalla montagna per permettere al fisico di “abituarsi” alle alte quote; dicevo quindi che il terzo giorno, sciando in neve fresca per tornare alla base della valle, sono incappato in qualche cosa nascosto sotto il fresco manto e la mia corsa si è conclusa con un volo vero l’alto non supportato da licenza di volo. Dopo un breve pianto per il dolore cerco di rimettermi in piedi, vengo soccorso dagli amici e tra la bassa temperatura ( - 25° C ) ed il supporto di una bella nastrata di scotch “alta velocità” riesco a ripartire.
Dopo una notte passata con antidolorifici vari si riparte e nei seguenti giorni riesco ad arrivare ad una quota di circa 5500 mt; non basta però per la vetta. Nella galleria fotografica potrete vedere alcune foto di questo tentativo: neve e freddo ne sono stati la costante. Il rientro in Italia il 10 Aprile pone temporaneamente fine al mio sogno; al rientro scoprirò di aver danneggiato seriamente il piatto della tibia della gamba destra!
Brutto colpo per l’orgoglio di uno scalatore del Tetto del Mondo o lezione salutare per mantenere alta l’attenzione del mio cervello verso i rischi delle alte quote?
Con il supporto degli amici dottori e dopo una serie di dolorose iniezioni, ricomincio ad allenarmi; il giorno 11 luglio riparto verso la Russia.
Mi accoglie un tempo splendido, prati fioriti e temperature miti anche nel villaggio di Terskol che, situato alle pendici della catena dell’Elbrus è la base di partenza verso la vetta. Il giorno successivo sono già oltre i 3500 mt del Cheget ed il 13 mi dirigo verso i barrels, bidoni di latta più simili a grandi contenitori di salsa di pomodoro che a rifugio e difesa degli alpinisti, situati a circa 3800mt.
Il 14 ed il 15 salgo prima a 4100 e poi a 4900 mt, sempre tornando a dormire nelle confezioni di passata orizzontali. Nonostante i presupposti culinari all’interno dei barrels si cena solo con zuppa di cavolo e barbabietola, il terribile e mitico borsch! Non voglio poi tediarvi con granitiche dissertazioni sul beneficio di andare in bagno in un buco nella neve a pochi gradi sotto zero, mi limiterò a farvi partecipe della assoluta mancanza di docce e jacuzzi-tube in quota!
Il tempo fortunato che mi ha accompagnato fino al 14, cielo azzurro sole e calore, si trasforma dal 15 in neve e vento con la colonnina di mercurio precipitata di oltre 20 gradi. Inizio a preoccuparmi: sarà per me una montagna-ostacolo?
La sera del 15 verso le 2300 smette di nevicare, appaiono i primi sprazzi di cielo luminoso e subito decido di prepararmi: partirò verso le 0230!
In realtà poi il calduccio del mio sacco-letto mi ha trattenuto fino alle 0330 e, dopo breve colazione a base di te e borsch…….., finalmente alle 0400 parto.